Intervista all’avv. Angelo Merlin, coordinatore scientifico del corso Esperto in tecniche forensi nel campo degli illeciti ambientali

L’ESPERTO IN TECNICHE FORENSI NEL CAMPO DEGLI ILLECITI AMBIENTALI

Intervista all’avv. Angelo Merlin, coordinatore scientifico del corso

Avv. Angelo Merlin – Coordinatore scientifico del corso

Perché è così importante la prova scientifica nei processi penali che devono accertare la sussistenza di eventuali reati ambientali ?

Quando si discutono eventi di inquinamento ambientale caratterizzati da una particolare complessità tecnica in relazione alla ricostruzione probatoria dei fatti, la prova scientifica è destinata a svolgere, sempre più, un ruolo di straordinario rilievo nel ragionamento e della decisione del giudice; spesso risulta essere la prova “decisiva”.

Pensiamo, ad esempio, agli accertamenti ricostruttivi della “causa” dell’inquinamento o del disastro che potranno risultare “semplificati” quando quest’ultima si incentra su condotte, seppur seriali e reiterate nel tempo, ma provenienti da un’unica sorgente inquinante oppure “decisamente complessi”  allorquando la causa non sia identificabile in una precisa condotta contenuta in un determinato segmento spazio/temporale ma risulti essere la sommatoria di una pluralità di contributi causali distruttivi, ripetuti e consolidati negli anni in condizioni, magari, di “inquinamento storico”.

I risultati della prova scientifica possono essere conseguiti sia utilizzando strumenti noti e tradizionalmente affidabili (si pensi alle analisi chimiche di laboratorio) che attraverso l’impiego di nuove e non ancora incontroverse opzioni metodologiche (principi, metodi, tecnologie, apparecchiature) che fanno parte dell’attuale patrimonio della scienza e della tecnica (ad es. sistemi di valutazione integrata dello stato del sottosuolo).

Aumentando la specializzazione aumentano le esigenze di verifica e controllo delle soluzioni prospettate dai consulenti tecnici.

Scienza e tecnologia irrompono dunque, sempre più spesso, nell’esperienza giuridica dei tribunali.

Perché gli esperti in tecniche forensi nel campo degli illeciti ambientali devono avere conoscenze e capacità scientifiche specifiche?

L’esperto deve avere un linguaggio che permetta al giudice di comprendere appieno le questioni tecniche sulle quali si appuntano le opposte tesi.

È quindi indispensabile accertare e verificare le competenze e capacità scientifiche dell’esperto deducendole, ad esempio, dalle esperienze pregresse di natura professionale, didattica, giudiziaria, dalle sue pubblicazioni su riviste autorevoli, dalle citazioni dei suoi scritti in studi qualificati del settore di competenza.

Ma, ancora più fondamentale è aumentare al massimo grado le dosi di “contraddittorio sulla prova”, facendo si che il giudice possa comprendere appieno le questioni tecniche sulle quali si appuntano le opposte tesi: solo lo scontro dialettico fra le diverse tesi permette di vagliare il grado di affidabilità e di attendibilità delle stesse.

L’esperto (consulente o perito che sia) è attendibile solo in quanto la sua ricostruzione abbia resistito all’urto del contradditorio.

Il problema non è solo quello di trovare un linguaggio che sia il più possibile comune ai soggetti del processo e all’esperto ma, soprattutto,  di addestrare le parti a fare bene il loro lavoro, perché il ruolo dell’accusa e della difesa nel contribuire al processo di decision-making è fondamentale.

Per migliorare le performance di esame e controesame degli esperti nei processi in materia di ambiente è anzitutto necessario che avvocati e magistrati siano formati quanto meno sui principi cardine del sapere scientifico utilizzato (per esempio, conoscere, nel caso di escussione di un epidemiologo, quali siano i criteri generali per valutare uno studio epidemiologico e i relativi “falsi positivi” e “falsi negativi”).

Perché è necessaria una formazione specifica di tutti gli operatori coinvolti in un processo penale nel campo degli illeciti ambientali?

È fondamentale che l’esperto abbia un’apposita preparazione per poter trasferire il dato scientifico dal contesto in cui è generato a quello giudiziario.

Anzitutto l’esperto deve garantire un elevato livello intrinseco di conoscenza che deve essere presentata nel modo più corretto ed imparziale possibile e, soprattutto, non essere autoreferenziale.

L’iscrizione all’albo degli esperti utilizzati nel sistema “giustizia”, al di là di generici ed ovvi requisiti di onorabilità, non presuppone alcuna preliminare verifica sostanziale, né richiede requisiti diversi da quelli formali del titolo o dell’appartenenza ad un determinato ordine professionale.

È inutile sostenere la necessità che vi siano standard di controllo della tecnica scientifica se non si pretende, prima, che il perito o il consulente siano in grado di rispettare questi standard.

È necessario, poi, implementare le conoscenze scientifiche degli attori processuali (giudice, pubblico ministero e difese) a partire dalle nozioni di base della scienza. Questo per consentire di entrare in possesso di quel patrimonio linguistico e concettuale che dovrebbe consentire di valutare i dati scientifici introdotti nel processo (ad es. conoscendo come funziona il meccanismo di selezione del sapere sulla base delle peer review).

Scopri i dettagli del corso L‘ESPERTO IN TECNICHE FORENSI NEL CAMPO DEGLI ILLECITI AMBIENTALI