“Pensare da manager” significa essere pronti e disponibili ad immergerci in questo ruolo interrogandoci sulla realtà che ci circonda e, soprattutto, sull’esistenza, che trascorre velocemente in ogni istante ed è incontenibile tanto più si cerca di capirla.
Per aiutarci a comprendere la realtà e le scelte che ci impone il ruolo ci viene in aiuto il pensiero che non si limita allo sforzo di interpretare il funzionamento della realtà, ma che richiede di spiegare perché essa proceda con certe modalità e nel far ciò si sostiene sulla forza della comprensione, un faro a cui far riferimento nel nostro percorso di lavoro quotidiano.
Il manager non solo prova a risolvere problemi, ma ne solleva anche di nuovi, senza accontentarsi mai dei provvisori traguardi cui è pervenuto, ma apre nuovi orizzonti, semina nuovi dubbi e subito si propone, assieme ai suoi collaboratori, alla soluzione.
Il manager è, dunque, una “persona” che appartiene anch’essa all’organizzazione, si nutre al suo interno della stessa strategia e ne è il principale interprete e diffusore. Una persona connotata dalla decisionalità che lo caratterizza come “l’uomo faber”, che sa rinnovarsi, sa comprendere e cogliere rapidamente tutte le opportunità che si presentano, ma anche quelle nascoste dietro ogni angolo, che sia motivato, ma che sia anche una motivazione per gli uomini che dirige.
Il pensiero del manager non è solo ideazione, è collegato al cuore, all’anima, alle emozioni e a volte il pensiero può assumere modalità che fanno scorrere la vita dall’ansia alla tranquillità, dal saper decidere alla più profonda delle incertezze. Ed è dalle incertezze che si riesce a trovare nuove vie, ponti, passerelle.
Il manager ha ben chiaro che ciò che sopraggiungerà domani sarà certamente determinato dalle sue scelte, ma che accadrà solo se le avrà realizzate se non interverranno eventi contingenti. È il manager che non si limita a “prevedere” il futuro ma decide di partecipare attivamente alla sua stesura. Se la missione del manager è azione, in questa prospettiva il presente è la condizione irrinunciabile di partenza. Uno dei mandati che il management deve assolvere è quello di realizzare delle scelte, ognuna delle quali, una volta che viene realizzata, restringe la sequenza del futuro possibile così che più il percorso temporale si articola e si svolge, nello stesso modo le decisioni si moltiplicano, e il manager scrive la cultura organizzativa traducendola da virtuale in reale, dalla mission alla vision.
(Testo di A. Goi, contributo di Ivana Padoan)
Il Master in Direzione, management e coordinamento dei servizi sociali e socio-sanitari è rivolto agli assistenti sociali professionisti che intendono operare nelle organizzazioni pubbliche, del privato e del terzo settore nel ruolo/funzione di dirigente, manager e coordinatore dei servizi sociali, socio assistenziali e socio-sanitari, in particolare all’interno di Aziende ULSS, Comuni, nel Terzo Settore, nei centri servizi e RSA, nelle associazioni di volontariato, nelle cooperative e in attività private.
Ivana Maria Padoan è linguista, psicologa e pedagoga. Coordinatrice del Master in Direzione, management e coordinamento dei servizi sociali e socio-sanitari e direttrice del Master in Professione psicomotricista.
Professoressa in quiescenza dell’Università Ca’ Foscari, ha insegnato Educazione degli adulti, Epistemologia della complessità, Generi e formazione e Pedagogia sociale, interculturale, postcoloniale. Nel corso degli anni ha ottenuto finanziamenti alla ricerca dall’Unione Europea e dal Ministero degli Affari Esteri per progetti nazionali e internazionali. Ha partecipato come lecturer, membro scientifico e/o promotore-organizzatore a numerose conferenze nazionali e internazionali.
I suoi interessi di ricerca riguardano l’educazione permanente degli adulti, le questioni legate al gap generazionale, il linguaggio e la comunicazione, le politiche per l’educazione e la formazione e le politiche per le Università. Attualmente è impegnata in progetti di ricerca inerenti il collegamento tra Dottorato con il mondo del lavoro, l’educazione di genere, il family-friendly, la social responsibility dell’Università e le metodologie per la ricerca e la formazione.