Cosa sono e a cosa servono le tecniche di memoria?

Cosa sono e a cosa servono le tecniche di memoria?

di Nicoletta Todesco

In una società davvero veloce, dove le nozioni da apprendere sono sempre maggiori e il tempo è sempre più ristretto… diventa determinante conoscere degli strumenti che permettano di apprendere in modo efficace ottimizzando il tempo e le risorse.

Ecco perché negli ultimi tempi le tecniche di memoria, che scalzano il vecchio leggi e ripeti, sono spesso al centro dell’attenzione.

Cosa si intende davvero con questo termine? Qual è l’origine di queste strategie, come funzionano e quali sono i loro fondamenti scientifici? E soprattutto: funzionano davvero?
L’obiettivo di queste righe è quello di aprirti a questo tema di grande interesse, offrendo alcuni spunti di riflessione.

Come funziona la memoria?

Questa parola in molti suscita un’emozione di sconforto e frustrazione: molte volte nella vita, anzi quasi tutti i giorni, sembra di dimenticare una grande quantità di informazioni pur essendo consapevoli di averle già viste, sentite o lette da qualche parte.

Il presupposto base della memoria è che essa è perfetta, ci manca però il libretto d’istruzioni per poterla utilizzare al meglio, in maniera efficace ed efficiente. Utilizzando una metafora, è come se si possedesse un computer potentissimo senza il relativo “libretto d’istruzioni”. Risulterebbe inutilizzabile. La capacità dell’“hard disk” mentale è enorme: per saturare la memoria dovremmo memorizzare 7 informazioni al secondo per 24 ore su 24 per 113 anni!

Il processo di memorizzazione è composto da tre fasi:

1. REGISTRAZIONE: riceviamo l’informazione tramite i cinque sensi;

2. ARCHIVIAZIONE: immagazziniamo l’informazione nel sistema neurale;

3. RECUPERO: capacità di rievocare l’informazione immagazzinata.

Troppo spesso non si riesce a ricordare, pur avendo la consapevolezza che i dati sono entrati nella nostra mente. Questo avviene perché le informazioni non vengono archiviate nel modo corretto. I dati immagazzinati vengono immessi in testa in ordine casuale, con conseguente difficoltà nel recupero.

È come se si consultasse un dizionario senza ordine alfabetico: sarebbe un’operazione molto lenta e sarebbe pressoché impossibile trovare le informazioni necessarie!

Quali sono le origini delle tecniche di memoria?

L’origine delle tecniche di memoria risale all’antichità. Queste strategie furono utilizzate principalmente dagli oratori per ricordare la sequenza degli argomenti nei loro lunghi discorsi.

Le Mnemotecniche, dal greco μνημη “memoria” e τέγνη “arte”, consistono in una serie di metodi che consentono di immagazzinare quante più informazioni possibili nel modo più efficiente possibile, ottimizzando tempo e risorse.
Già ai tempi degli antichi greci ci si poneva il problema di poter archiviare nella mente un gran numero di informazioni; questo popolo, che diede alla luce numerosi intellettuali, venerava Mnemosine, mitica personificazione della memoria nonché madre delle Muse. Mnemosine era pregata soprattutto da poeti e intellettuali affinché donasse loro capacità straordinarie come quella di tramandare per filo e per segno i grandi eventi del passato.


Anche i romani erano esperti di strategie di memoria. Simonide di Ceo è considerato l’inventore dell’arte mnemonica. Nel “De Oratore” Cicerone narra l’episodio in cui Simonide, sopravvissuto al crollo di una sala in cui stava banchettando con altri commensali, abbia saputo identificare i corpi ricordando i posti esatti in cui sedevano.


Anch’io da piccola per ricordare i nomi di tutti i miei compagni di classe, ripercorrevo i loro posti a sedere e i loro banchi di scuola. È successo anche a te?


Da questo avvenimento Cicerone capì l’importanza che ricoprono l’ordine e le immagini all’interno della capacità di memorizzazione, tant’è che per migliorare la propria memoria ideò lo stratagemma di associare le immagini a dei luoghi specifici (da qui, i loci ciceroniani di cui parleremo più avanti).
All’epoca non esistevano telefoni, pc e sopporti elettronici: vi era quindi la necessità di trattenere tutto a mente.


Secondo Cicerone un buon oratore doveva seguire i seguenti passaggi chiave per essere un buon oratore:

  1. Inventio: ricercare le informazioni
  2. Dispositio: dare un ordine al materiale selezionato
  3. Elocutio: trovare il giusto stile e le giuste parole per dare forma alle idee
  4. Memoria: ricordare le varie parti del discorso con ordine e precisione
  5. Actio: pronunciare il discorso prestando attenzione anche alla gestualità.

Durante il Rinascimento l’utilizzo delle tecniche di memoria si aprono ad un pubblico più vasto e non più alla sola categoria di studiosi. Se ne servivano infatti oltre agli intellettuali, anche umanisti, pensatori e addirittura monaci e religiosi. Una figura di spicco è quella di Giordano Bruno, grande amante delle tecniche di memoria: egli scrisse la “Ars memoriae” (L’arte della memoria) in cui diede risalto alle grandi potenzialità della memoria e mise ordine alle varie tecniche emerse nel passato.
Proprio per le sue innate capacità, tra cui quella di una memoria eccezionale, non era ben visto dalla società e finì al rogo con l’accusa di eresia. Ai giorni nostri è importante citare la figura di Umberto Eco, grande studioso e luminare contemporaneo. Anche egli ha riconosciuto l’importanza della memoria, tanto da contribuire ad una ricca raccolta di scritti inerenti alle mnemotecniche per l’Università di San Marino.

Le tecniche di memoria oggi

Al giorno d’oggi le tecniche di memoria sono considerate uno strumento fondamentale per studenti e professionisti e per chiunque voglia migliorare la propria capacità di apprendimento.
Esse sfruttano la naturale capacità dell’essere umano, data dalla struttura del nostro cervello, di ricordare meglio le informazioni quando sono tradotte in immagini.
Pensa per un attimo ad un cane. Cos’è la prima cosa che è arrivata? L’immagine del cane vero? La memoria che utilizziamo per registrare le informazioni si divide generalmente in due tipi: memoria uditiva e memoria visiva.


La memoria più comunemente utilizzata è quella uditiva, il cui ingrediente principe è la ripetizione. Questo tipo di memoria coinvolge meno del 20% delle nostre capacità: ecco uno dei motivi per cui si crede di avere una scarsa memoria. Oltre a ciò, è una memoria effimera, dura poco nel tempo: per fare in modo che il ricordo sia duraturo si ricorre alla ripetizione. Purtroppo è il tipo di memoria maggiormente stimolato nell’insegnamento.


La memoria uditiva ha molti limiti:
🔹 dopo pochi giorni: il ricordo tende infatti a svanire nel breve periodo
🔹 ci si impiega tanto a memorizzare e poco a dimenticare
🔹 il suo utilizzo comporta spesso noia e demotivazione.


Quante volte accade di sentire il nome di una persona o un numero di telefono e pochi secondi dopo non lo si ricorda più?

La memoria visiva è molto più efficace: questo perché uno dei linguaggi più riconosciuti dal cervello è quello delle immagini e delle emozioni.

Perché le tecniche di memoria aiutano

Le tecniche di memoria ci vengono in soccorso in tutte le situazioni in cui dobbiamo apprendere: nello studio, nel lavoro, nel quotidiano, offrendo un metodo strutturato per memorizzare e recuperare informazioni in modo rapido ed efficiente. Sono infatti utili in ogni ambito della nostra vita. Possono aiutare a ricordare informazioni e nozioni di studio di qualsiasi tipo, concetti in ambito professionale, personale.

Affrontare gli studi in un’epoca di sovraccarico di informazioni diventa una sfida, soprattutto quando il tempo è contratto e va bilanciato tra lavoro, studio e famiglia. Per questo motivo poter utilizzare un metodo di studio efficace che permetta quindi di ottimizzare tempo, risorse ed energie diventa uno strumento “salvavita” che anche tu puoi avere a disposizione.


Ci sono troppi effetti negativi che comporta avere un metodo di studio poco efficace, quali:
🔹 atteggiamenti negativi verso l’apprendimento
🔹 incapacità di mantenere la concentrazione
🔹 incapacità di vagliare criticamente le informazioni
🔹 disorganizzazione
🔹 incapacità nel prendere e usare gli appunti personali
🔹 ignoranza sul funzionamento della memoria e dei relativi tempi ottimali
🔹 incapacità di essere costanti
🔹 sfiducia e pessimismo
E purtroppo molto spesso nessuno ci insegna come imparare a studiare. Come Albert Einstein diceva: “Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose.”
Ecco allora qualche consiglo per iniziare.

3 consigli per gestire il tuo tempo

Ecco 3 consigli utili per migliorare la gestione del tempo:

1. organizza le tue attività di apprendimento con un daily planning 

2. stabilisci dei tempi: stabilendo a priori quali obiettivi si vogliono raggiungere, entro un determinato tempo, renderà il tutto più facile e scorrevole

3. dedica le giuste energie per ogni attività

Per calibrare al meglio le proprie energie e la concentrazione esiste la cosiddetta tecnica del pomodoro: dedicati allo studio in un tempo prestabilito (25/30 minuti è l’ottimale), intervallandolo con un momento di pausa (5 minuti) e qualche minuto dedicato al ripasso.


Quindi ricapitolando organizza i tuoi cicli di studio con:
🔸 25/30 minuti di studio;
🔸 5 minuti di pausa;
🔸 2 minuti di ripasso.

Riprendi il ciclo in base al tempo che hai deciso di dedicare al tuo apprendimento!

L’importanza di comprendere le informazioni prima di memorizzarle.

1. dedica qualche minuto ad una fase di anteprima esaminando il titolo del capitolo.

2. approfondire con una lettura veloce il materiale da studiare: questa fase prevede anche di cerchiare o procedere con la sottolineatura delle informazioni più importanti.

3. durante lo studio prendere appunti: estrapolando i concetti chiave di primo, secondo o terzo grado si possono organizzare le informazioni per iscritto secondo diverse modalità, poi vedremo assieme una delle più efficaci, la mappa mentale.

4. dedica del tempo alla revisione, che prevede l’integrazione di tutte le sezioni ancora incomplete o che inizialmente non erano chiare, aiuta ad avere completezza del materiale a disposizione.

Elaboriamo le informazioni grazie all’efficacia delle mappe mentali

Ideate dallo psicologo inglese Tony Buzan intorno al 1960, le mappe mentali sono definite la “rappresentazione grafica della rete concettuale” e si basano sulle acquisizioni in merito al funzionamento del cervello umano, riprendendo su carta la struttura del cervello.
La mappa mentale, detta anche concettuale, è un’utile e funzionale tecnica di rappresentazione grafica e simbolica che, unendo immaginazione e creatività, consente di rielaborare i concetti per consolidare la conoscenza e struttura l’informazione attraverso l’assimilazione, l’organizzazione, l’associazione e l’espressione in una forma sintetica e strutturata che facilita i processi di comprensione, memoria e analisi dell’informazione a livello mentale.


Nasce prendendo come riferimento il modo naturale con cui il cervello processa l’informazione, senza bisogno di passare attraverso la traduzione delle idee in parole mediante la sintassi, la struttura linguistica e le regole grammaticali della lingua perché risulta disfunzionale, creando distrazione e perdita di concentrazione.
Utilizza determinate funzioni cerebrali che consentono di sintetizzare idee e concetti in forma grafica, rendendoli più assimilabili ai nostri processi di apprendimento e sviluppo. Le mappe concettuali sono delle mappe concettuali che uniscono le funzioni dell’emisfero sinistro (parole, numeri, ordine, sequenza, logica) alle funzioni tipiche dell’emisfero destro (colori, immagini, metafore, simboli, forme).
La collaborazione tra i due emisferi stimola a sviluppare il potenziale mentale, favorendo la memoria, l’apprendimento e la creatività. L’elaborazione di una mappa permette di avere una comprensione profonda dell’informazione e di capire in che modo i concetti si collegano tra loro, identificando i temi rilevanti e sviluppando in questo modo una notevole capacità di associazione e di sintesi.
Una volta costruita la mappa mentale il passo successivo è capire come memorizzarla. La tecnica che si presta meglio alla memorizzazione delle mappe è quella dei loci ciceroniani e, come il nome può far presagire, è antichissima.

Infatti era utilizzata da Cicerone stesso per ricordare le lunghe orazioni che avrebbe esposto in senato. Questa strategia gli permetteva di riprendere il discorso avendo sempre un filo conduttore, senza perdersi e senza saltare da un argomento all’altro senza logica.
La tecnica sfrutta la perfetta convergenza dei due emisferi. Il lato razionale, ove risiede la conoscenza del tragitto e dello spazio logico, e il lato creativo, ossia la costruzione di immagini che sfruttino i cinque sensi e le emozioni. 
Le mnemotecniche sfruttano infatti il principio che la memoria è particolarmente sensibile al linguaggio delle immagini. Trasformare i concetti in immagini vivide e collegarle a luoghi specifici è come costruire una piccola mappa nel cervello.

Come trasformare un ricordo in cultura, per un apprendere per il lungo termine

Lo psicologo Hermann Ebbinghaus ha fatto degli studi sulla curva della dimenticanza detta “curva dell’oblio”

Considerando le nozioni teoriche che quindi non si ha modo di mettere in pratica nella propria quotidianità:
◾ dopo 9 ore si perde il 60% dell’attività di studio
◾ dopo 24 ore l’80% dell’apprendimento avvenuto
◾ dopo 7 giorni il ricordo tende allo 0. 


Ecco perché diventa essenziale sviluppare un proprio metodo di studio efficace che preveda intrinsecamente come parte dell’attività di studio la ripetizione programmata che ogni studente è importante che segua:
🔸 Primo ripasso rapido: dopo un’ora dallo studio, per fissare bene il ricordo.
🔸 Ripasso entro 24 ore: recupera il 100% delle informazioni apprese.
🔸 Ripassi intermedi: tra 1 e 7 giorni dopo il primo studio, per consolidare il ricordo.
🔸 Ripasso dopo un mese: mantenere la memoria attiva nel tempo.
🔸Ripasso finale: 3-6 mesi dopo il primo studio, per un ricordo a lungo termine.

Le tecniche di memoria, il metodo di studio e la scienza

Le tecniche di memoria non hanno nulla di magico. Il loro obiettivo è insegnare a sfruttare le naturali potenzialità del nostro cervello, spesso inutilizzate. Adottare un approccio che sfrutti immagini e creatività, piuttosto che la noiosa ripetizione, può portare a risultati importanti nella memorizzazione di ogni dato.
Molti studiosi definiscono la creatività come la capacità di inventare e di fantasticare, altri come l’attitudine al cambiamento, la capacità di accettare nuove sfide o la capacità di risolvere i problemi.


Di fatto, oltre alle numerose definizioni, la creatività o intelligenza divergente è stata individuata in una particolare zona del cervello grazie agli studi compiuti dal professor Roger Sperry, premio Nobel per la medicina nel 1981. Questi studi diedero una nuova dimensione alle ricerche relative all’attitudine creativa degli individui, mettendo in evidenza l’asimmetria funzionale degli emisferi sinistro e destro del cervello e permettendo di capire il modo in cui ciascuno utilizza il proprio cervello, particolarmente in rapporto all’innovazione.


L’emisfero sinistro è la sede della logica, del ragionamento, dell’analisi, della parola, del calcolo, del linguaggio, della linearità: tutte le funzioni cosiddette razionali.
L’emisfero destro è dove vi sono localizzate le funzioni globalizzanti quali la sintesi, l’intuizione, l’estetica, la sensazione, l’immaginazione, la spontaneità, l’istinto: tutte le funzioni definite creative.
I due emisferi sono messi in comunicazione dal corpo calloso, che permette di collegare le due aree per reagire all’ambiente e risolvere i problemi incontrati dall’individuo. Finora l’insegnamento e l’educazione si sono interessati solo all’emisfero sinistro. Di qui lo squilibrio di cui oggi soffre acutamente l’uomo occidentale.
Da questa educazione risulta che troppo spesso il rigore dell’emisfero sinistro del nostro cervello blocca l’immaginazione dell’emisfero destro.
La creatività è funzionale alla conservazione della curiosità e del senso del fantastico proprio della prima infanzia: offre infatti innumerevoli vantaggi per la comprensione di un problema, aiuta a meglio comprendere concetti e situazioni, strutturando una capacità innata fondamentale anche per lo sviluppo della memoria, permettendo di trovare strade creative più efficaci e sbrigative per ricordare.

Che si stia preparando un esame, un concorso o semplicemente si desideri migliorare il modo di apprendere o di studiare, un buon metodo di studio conta davvero.
Quanto tempo nel nostro quotidiano investiamo nell’apprendimento? Se la memoria non avesse la capacità di trattenere le informazioni, quante difficoltà ci sarebbero?


Come approfondire ulteriormente?

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Chi sono?

Nicoletta Todesco, laureata col massimo dei voti in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni presso l’Università di Padova (110/110) e con un Master in Tutor dell’Apprendimento, ha dedicato oltre 30 anni alla formazione personale e professionale, aiutando migliaia di persone a trasformare la propria vita. Come life e business coach, collabora con grandi aziende, multinazionali, associazioni e enti privati, offrendo percorsi di sviluppo su misura per chi desidera crescere e ottenere risultati concreti.

Specializzata in apprendimento rapidolettura veloceleadershipcomunicazione efficaceautostimamotivazione e public speaking, Nicoletta guida le persone nello sviluppo del loro potenziale personale, attraverso un approccio pratico, coinvolgente e orientato ai risultati. Ha ottenuto il diploma in Programmazione Neuro-Linguistica (NLP), formandosi direttamente con figure di spicco a livello mondiale come Anthony RobbinsRobert DiltsRoy MartinaAlejandro Jodorowsky e Bert Hellinger.

Autrice di libri e corsi di successo, è riconosciuta dai suoi allievi come una comunicatrice straordinaria, capace di coniugare passioneenergia e una forte empatia. Il suo metodo aiuta le persone a scoprire e sviluppare il proprio potenziale, portandole a realizzare cambiamenti profondi e duraturi.