Il fenomeno del traffico illecito di beni culturali

Il fenomeno del traffico illecito di beni culturali

di Michela De Bernardin – Fabio Beltotto

Il traffico illecito di beni culturali è un crimine transnazionale che tocca una molteplicità di paesi, convenzionalmente distinguibili in paesi “fonte”, ricchi di patrimonio culturale e vittime principali di trafugamenti; paesi di “transito”, caratterizzati da una maggior permeabilità dei confini e/o da regolamentazioni piuttosto leggere del mercato dell’arte tali da favorire la compravendita di opere prive di chiara provenienza; infine, paesi di “destinazione”, che rappresentano i principali mercati dove opere trafugate o rubate, accompagnate da documentazione di provenienza artefatta o contraffatta, trovano acquirenti.


Il commercio di beni culturali di illecita provenienza risulta favorito da diversi fattori: da un lato, l’alta domanda del mercato d’arte e antichità incentiva il reperimento di beni a tutti i costi; dall’altro, entrano in campo la relativa facilità di transito lungo certe aree di confine, l’instabilità politica in alcuni paesi e il progresso tecnologico che supporta ambienti virtuali di vendita online e una comunicazione diretta – non tracciabile – tra offerente e acquirente.

Negli ultimi decenni, l’incremento del traffico illecito di patrimonio culturale è stato allarmante, specialmente alimentato da beni provenienti da paesi colpiti da conflitti armati o disordini sociali. I reperti saccheggiati sono diventati asset redditizi il cui circuito illecito presenta affinità e interscambi con quelli di droghe, armi, specie protette e prodotti contraffatti. Per contrastare e ridurre il fenomeno, la comunità internazionale ha adottato diversi accordi: la Convenzione UNESCO del 1970 Means of Prohibiting and Preventing the Illicit Import, Export, and Transfer of Ownership of Cultural Property e la Convenzione UNIDROIT del 1995 su Stolen or Illegally Exported Cultural Objects sono tra i primi e più rilevanti.


Recentemente, invece, si è espresso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, con due significative risoluzioni adottate nel 2015 (n. 2199 e n. 2252) e la risoluzione n. 2347 approvata nel 2017. In particolare, la risoluzione n. 2199 invita i paesi ad adottare misure necessarie per prevenire l’inserimento nei circuiti commerciali di beni culturali saccheggiati dall’Iraq e dalla Siria. Il documento sottolinea inoltre l’importanza dello scambio di informazioni e la collaborazione tra forze dell’ordine, commercianti d’arte e proprietari di opere d’arte nell’affrontare la problematica in una prospettiva globale.

Secondo le statistiche pubblicate da INTERPOL nella Valutazione dei Crimini contro i Beni Culturali 2021 (2022), l’Europa è ancora ampiamente teatro di illeciti contro il patrimonio culturale che alimentano un circuito vizioso.

Aumentare la consapevolezza delle dinamiche del mercato dell’arte, dell’inquinamento dovuto al traffico illecito di beni culturali, delle buone pratiche e avanzate tecnologie per riconoscere e contrastare il fenomeno è il focus didattico del Master Illicit Trafficking in Cultural Property. A Global Approach to a Global Challenge, che mira a fornire gli strumenti più aggiornati per contribuire in modo efficace alla lotta contro tale articolata rete di crimini contro il patrimonio. 

*Chi sono

Michela De Bernardin è storica antica e archeologa, dopo il dottorato di ricerca (Scuola Normale Superiore di Pisa e Ruprecht-Karls-Universität di Heidelberg) si specializza nelle dinamiche degli illeciti contro il patrimonio culturale indagando il grave traffico di reperti archeologici provenienti dalla Siria. Coinvolta come esperta e collaboratrice per l’Università Ca’ Foscari e l’Istituto Italiano di Tecnologia nel progetto europeo NETCHER (H2020, 2019-2021), è attualmente Post-Doc presso il Centre for Cultural Heritage Technology (IIT) e Scientific Project Manager del progetto europeo RITHMS (HE, 2022-2025). È membro del Collegio dei Docenti del Master ITRACE. 

Fabio Beltotto è un manager culturale. Dopo aver conseguito la laurea in studi internazionali, si è specializzato nella gestione di progetti di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. Ha lavorato con diverse organizzazioni internazionali impegnate in progetti di cooperazione culturale in Africa, Sud America e Medio Oriente. Ha collaborato a progetti legati all’applicazione di tecnologie innovative all’arte e ai beni culturali, contribuendo alla conservazione e alla fruizione del patrimonio. Al momento, coordina le attività di comunicazione e sensibilizzazione del progetto europeo RITHMS (HE, 2022-2025) presso il Centre for Cultural Heritage Technology (IIT) di Venezia.