Abstract dell’elaborato del Dottor Luca Maniero, studente della III edizione del Master in Risk Management, Internal Audit & Frodi – RIAF.
Modulo 3 – Advanced risk management
ABSTRACT
Nel contesto di una società pubblica, il rischio reputazionale può essere interpretato come il rischio di subire conseguenze economiche dovute a un deterioramento delle relazioni con i propri stakeholder, causato da eventi che hanno un impatto negativo sulla fiducia e sulla credibilità dell’azienda.
Affrontare il rischio reputazionale: strumenti legislativi per le società pubbliche
La reputazione di una società pubblica deve essere considerata come un asset fondamentale da gestire, poiché danneggiarla può avere un impatto sulla sua credibilità sociale e sulla fiducia del pubblico nei confronti dei suoi servizi, con esiti a volte irrimediabili. Di conseguenza, nell’ambito della definizione delle strategie aziendali, diventa essenziale analizzare il rischio reputazionale, che la Banca d’Italia (circolare 263/2006) definisce come “il rischio attuale o prospettico di flessione degli utili o del capitale derivante da una percezione negativa dell’immagine della banca da parte di clienti, controparti, azionisti, investitori, Autorità di vigilanza” assunto che, adattato, può essere applicato anche alle imprese e società pubbliche.
Il rischio reputazionale rappresenta un rischio di secondo livello, derivante da fattori di rischio primari come i rischi operativi, strategici e di non conformità alla normativa vigente o alle norme di autoregolamentazione e alle procedure aziendali. Nel contesto di una società pubblica, il rischio reputazionale può essere interpretato come il rischio di subire conseguenze economiche dovute a un deterioramento delle relazioni con i propri stakeholder, causato da eventi che hanno un impatto negativo sulla fiducia e sulla credibilità dell’azienda. Questi eventi possono includere, principalmente, comportamenti errati da parte dell’organizzazione, reati legati alla corruzione e conto la pubblica amministrazione e casi di maladministration.
Tra i più importanti strumenti legislativi messi a disposizione del management pubblico nelle attività di prevenzione e gestione del rischio reputazionale è opportuno considerare:
il Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231 che ha introdotto la responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni, anche se prive di personalità giuridica, per reati commessi da loro o a loro vantaggio. La norma stabilisce che tali entità possono essere sanzionate se sono coinvolte in reati come corruzione, frode, riciclaggio di denaro sporco e altri reati finanziari, ambientali o contro la pubblica amministrazione. Per evitare sanzioni, le organizzazioni devono adottare efficaci sistemi di prevenzione, controllo e gestione dei rischi, noti come “Modelli di organizzazione, gestione e controllo” e devono dimostrare che tali modelli sono stati attuati e seguiti diligentemente. Il Decreto Legislativo 231/2001 mira a promuovere la responsabilità delle aziende e a prevenire attività criminali all’interno delle organizzazioni e a migliorare le regole di “governance societaria” esistenti, con l’obiettivo di ridurre il rischio di commissione dei reati.
La Legge 6 novembre 2012, n. 190 che introdotto i principali strumenti di prevenzione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione ovvero: il piano nazionale anticorruzione sulla base del quale ogni singola amministrazione territoriale o locale adotta il piano triennale per la prevenzione della corruzione e per la trasparenza che rappresenta lo strumento attraverso il quale l’amministrazione organizza e regola un processo destinato a formulare una strategia di prevenzione del fenomeno corruttivo. Il processo di gestione del rischio di corruzione prevede, in ogni singola amministrazione tre macro fasi, ovvero l’analisi del contesto di riferimento, la valutazione del rischio ed il conseguente trattamento del rischio; la trasparenza (D. Lgs. 14 marzo 2013, n. 33) intesa come accessibilità totale dei dati e dei documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, allo scopo di tutelare i diritti dei cittadini, favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche; i codici di comportamento; la rotazione del personale; l’obbligo di astensione nel caso di conflitto di interessi; il pantouflage (o revolving doors) finalizzato a contenere il rischio di situazioni di corruzione connesse all’impiego del dipendente successivo alla cessazione del rapporto di lavoro; la disciplina delle incompatibilità nelle commissioni di gara; il whistleblowing ovvero la disciplina sulla tutela del dipendente che effettua segnalazioni di illecito (whistleblower); la disciplina delle inconferibilità e delle incompatibilità in materia di attribuzione di incarichi dirigenziali e di incarichi di responsabilità amministrativa di vertice (D. Lgs 8 aprile 2013, n. 39).
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Il Master in Risk Management, Internal Audit & Cybersecurity mira a formare figure professionali che siano in grado di interpretare e gestire le più recenti dinamiche normative e di mercato attinenti alla corporate governance. Grazie all’utilizzo di casi aziendali, verranno contestualizzati e analizzati i temi nelle diverse realtà: dalle aziende quotate alle banche, dalle grandi alle piccole/medie imprese.